Prof e alunni, sale il divario digitale

In Psicologia Legale e Giuridica by Centro PSY

I sintomi: si allarga il gap tra studenti, nativi digitali, e professori, immigrati digitali. La diagnosi: il 45,8% delle aule – 130 mila – non è cablato; 4200 plessi, il 18,5%, non sono connessi a internet; le lavagne interattive multimediali sono ancora poco meno di 70 mila, i tablet per uso individuale nelle classi sono poco meno di 14 mila.
La cura: le infrastrutture digitali vanno considerate al pari di muri, banchi, sedie, e quindi essere finanziate con il piano di investimenti per l’edilizia scolastica, ma senza trascurare la formazione per i docenti, indispensabile per usare le infrastrutture stesse. Eccola la scuola 2.0 delineata dal vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta (Scelta civica), che nelle vesti di presidente del pensatoio Glocus giovedì prossimo presenterà al ministro Stefania Giannini in Senato un modello per l’innovazione dei modelli didattici. «Se abbiamo i livelli di abbandono più alti d’Europa è anche perché la scuola si allontana sempre più dagli studenti – spiega Lanzillotta -. Dobbiamo mettere in atto una serie di politiche perché si sviluppi una consapevolezza nuova: e considerare finalmente gli strumenti digitali parte dei servizi essenziali della scuola, come l’acqua e la luce». Di lavoro da fare, ce n’è: secondo le stime della Commissione europea, il nostro Paese ha la più bassa disponibilità di accesso alla rete a banda larga, indipendentemente dal grado dell’istituto. Il piano scuola digitale del ministero dell’Istruzione (Miur) ha avviato già un processo di trasformazione. E infatti oggi l’82% delle scuole , 18.489 istituti, ha quantomeno un accesso a internet: ma per arrivare alla connessione veloce bisognerebbe impiegare, secondo le stime di Glocus, circa 400 milioni di euro, incrementando anche per i prossimi anni i bandi wifi per fornire risorse alle scuole che vogliono adeguarsi ai tempi digitali. E se il 28% dei docenti italiani denuncia la povertà di dotazioni tecnologiche a scuola, è evidente che anche le azioni per dotare di libri digitali e lavagne multimediali le classi hanno bisogno di essere implementate: «Non è certo un mistero –si legge nel rapporto Glocus – che le scarse risorse destinate alla scuola nelle ultime finanziarie abbiano limitato l’efficacia del piano su diversi versanti». Ma non è solo una questione di hardware, cioè di strumenti materiali: bisogna insegnare ai ragazzi il metodo digitale, ovvero le competenze per gestire proficuamente l’enorme flusso di informazioni presenti in rete. E chi glielo insegnerà? A questo punto interviene la formazione del docente, che è uno dei punti chiave della proposta di Lanzillotta. Se il docente viene immerso in una formazione continua, ed è valorizzato, anche economicamente, per questo suo sforzo, il «miracolo» si può compiere. È lo stesso senso del disegno di legge presentato non più di due mesi fa dall’on. Anna Ascani (Pd) sull’istituzione dell’educazione digitale e la cittadinanza digitale nella scuola primaria e secondaria.

Fonte: Corriere della Sera
Autore: Valentina Santarpia

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