Un genitore su 4 ricorre ancora al ceffone: «È educativo»

In Psicologia Familiare by Centro PSY

Ceffoni e sculacciate non sembrano passare mai di moda. Un quarto dei genitori italiani ricorre ancora alle maniere forti a scopo “educativo” per correggere figli. C’è chi lo fa qualche volta al mese (22%), chi quasi tutti i giorni (5%). A questi si aggiunge un 49% che dichiara di dare uno schiaffo solo in via eccezionale. Lo rivela una ricerca di Save the Children che lancia la campagna “A mani ferme” con l’obiettivo di “dire no” alle punizioni fisiche nei confronti dei bambini, anche quando sono giustificate da intenti “educativi”, in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (Sip) e l’Associazione Nazionale dei pedagogisti italiani (Anpe).

I dati sulla “pedagogia fai-da-te” non sono, però, del tutto negativi, anche se il numero di chi confessa di alzare le mani è in aumento rispetto al passato. La ricerca del dialogo e dell’ascolto si confermano i principali pilastri sui quali i genitori costruiscono il loro rapporto educativo con i figli, rispettivamente per il 50% e per il 35%, e circa il 25% del totale dei genitori si rifiuta categoricamente di ricorrere a metodi violenti.

Tra le principali motivazioni che spingono allo schiaffo, c’è per quasi il 45% “l’esasperazione, lo spavento, la reazione di un momento”, seguita da “il voler segnalare in modo inequivocabile che si è superato un limite estremo” per il 38% . Per quanto riguarda le conseguenze dello schiaffo sui bambini, non sono considerate necessariamente negative: per quasi il 57% dei genitori, dare uno schiaffo una volta ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno e per il 26% di essi addirittura può avere un effetto benefico per renderli adulti educati.

“Uno schiaffo non finisce mai – spiega il direttore generale di Save the Children Italia Valerio Neri -, le conseguenze di uno schiaffo, soprattutto se reiterato, non sono neutre. Un bambino può diventare con l’andare del tempo aggressivo e nervoso, o, al contrario deprimersi ed è importante che i genitori siano consapevoli di ciò”. L’obiettivo della campagna è fare muro contro le punizioni fisiche “di qualsiasi entità esse siano” e di sostituirle con “una genitorialità positiva, autorevole e fondata su un’educazione non violenta”, continua Valeri. A tale scopo nell’ambito della campagna è stata creata una Guida che contiene i quattro principi cardine per essere dei genitori non violenti: “Prima di tutto è necessario individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine – spiega Valeri -, quindi far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento ai nostri figli in ogni interazione con loro. Al terzo punto comprendere cosa pensano e cosa provano i nostri figli in diverse situazioni. Infine assumere un approccio che mira alla risoluzione dei problemi piuttosto che uno punitivo”.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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