Ragazze male in matematica per poca autostima

In Psicologia Clinica by Centro PSY

Indietro di 3 mesi rispetto ai maschi. «Sono più ansiose»

ROMA — Sono passati più di due secoli da quando i genitori di Sophie Germain le nascondevano le candele per cercare (inutilmente peraltro) di non farle studiare matematica perché non si addiceva ad una signorina come lei. Ma solo otto da quando il rettore di Harvard Larry Summers fu travolto dalle polemiche per aver parlato di una diversità biologica tra ragazzi e ragazze come causa della diversa riuscita in matematica. Oggi però a essere convinte che la matematica non faccia per loro sono le ragazze stesse. Ciò che le blocca di fronte ai test è l’ansia, quella sensazione di inadeguatezza, che è stata misurata nell’ultima ricerca sulle competenze dei quindicenni di tutto il mondo, pubblicata ieri dall’Ocse: il rapporto Pisa 2012.

La differenza tra ragazzi e ragazze nelle prove, che hanno coinvolto 510 mila quindicenni in rappresentanza dei 28 milioni di loro coetanei in 65 Paesi, è in media di undici punti, a favore dei maschi. L’Italia non fa bella figura: da noi la differenza è di 18 punti, in media, e si allarga quando si considerano gli studenti migliori. Ecco che cosa scrivono nel loro rapporto gli esperti dell’Ocse: «La differenza nei risultati riflette la differenza di genere nella motivazione, nella spinta e nella fiducia in se stessi. E anche le ragazze che hanno gli stessi risultati dei loro colleghi maschi hanno meno costanza, un più basso livello di apertura alla soluzione dei problemi, livelli più bassi di motivazione a imparare la matematica e più alti livelli di ansia riguardo alla matematica rispetto ai ragazzi e sono propense ad attribuire la non riuscita a se stesse più che a fattori esterni».

Si tratta dunque di una questione di poca autostima e di tanta ansia di fronte ai test, quell’ansia che blocca e che frena la curiosità e quella soddisfazione del sapere che muove a studiare. Anche perché nella lettura sono invece proprio le quindicenni a «battere» i loro coetanei.

«È vero che da noi prevale ancora lo stereotipo che la matematica è una cosa dura, da uomini. Quando si parla di incubi a scuola si usa dire «cattiva come la professoressa di matematica», non sarà un caso. Così come mi impressiona sempre sentire i genitori che alle elementari si informano di come vanno i bambini con la scrittura e la lettura ma quasi nessuno si interessa della matematica e delle tabelline», spiega Susanna Mantovani, ordinario di pedagogia alla Bicocca. Paola Profeta, professoressa di Scienza delle Finanze alla Bocconi, parla di «autoesclusione delle ragazze, che in caso di incertezza preferiscono non rispondere ai test: ed è un peccato perché le materie scientifiche sono molto importanti anche per le opportunità di ingresso nel mercato del lavoro» e racconta dello studio dell’economista Esther Duflo del Mit di Boston che ha testato che le ragazze ottengono risultati migliori in matematica se prima delle prove vengono rassicurate sulle proprie capacità.

Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha detto che «la disparità dei risultati delle ragazze rispetto ai loro compagni è la spia di una questione culturale, di un gap di genere che attraversa ancora in maniera profonda il nostro Paese e che va contrastato». Non è l’unico dato su cui lavorare nella scuola italiana: i risultati dei test Pisa 2012 dipingono un quadro dell’Italia ancora sotto la media dei Paesi Ocse (la media è di 485 punti, la media Ocse è 494, e gli studenti di Shanghai, in testa alla classifica, arrivano a 613), in cui svettano le performance delle scuole del Nordest (Trentino con 524 e Veneto con 523) e in cui il Sud sprofonda a livello di Paesi come la Turchia e la Bulgaria. E non solo, gli studenti italiani vantano anche il primato di assenze ingiustificate.

Ma se il sistema nel suo complesso è migliorato, sia da quando sono cominciate le rilevazioni internazionali nel 2003 sia rispetto all’ultima indagine nel 2009, il gap tra ragazzi e ragazze non ha fatto un solo passo avanti in dieci anni.

Peggio di noi nella classifica internazionale ci sono solo Perù, Austria, Liechtenstein, Costarica, Cile, Lussemburgo e Colombia. Spiegano gli esperti dell’Ocse che, a causa di questo sentimento di inadeguatezza, è come se le quindicenni fossero indietro di tre mesi rispetto ai loro coetanei. E questo, unito all’ansia e al malessere, porta al disinteresse.

Una recente indagine dell’Università di Bologna pubblicata su Developmental Psychology, è andata anche più a fondo nello studiare questo fenomeno e oltre a confermare che il problema è culturale e non scolastico, ha indicato anche una parziale via d’uscita: le bambine le cui mamme sono convinte che la matematica non sia un affare da maschi ottengono risultati migliori, se invece le madri si lasciano convincere dagli stereotipi lo scarto nei risultati è anche del 15 per cento.

Fonte: Corriere
Autore: Gianna Fregonara

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