Genitori e figli: l’importanza di passare insieme un tempo di qualità

In Psicologia Clinica, Psicologia Clinica Famiglia by Centro PSY

Diventare genitori è una responsabilità enorme e non esiste un manuale d’istruzione che insegni passo dopo passo come comportarsi con i propri figli, soprattutto quando iniziano a crescere e le loro richieste aumentano.

Tuttavia, grazie alle numerose ricerche e agli studi fatti dagli esperti del settore, i genitori sono sempre più chiamati a rendersi partecipi e a diventare attivi in quel processo chiamato educazione.

I bambini sono individui estremamente empatici e attenti all’umore e alle esigenze altrui, specialmente se questi altri sono la mamma e il papà.

Spesso, già da piccoli, cercano di far loro capire come abbiano bisogno di passare del tempo di qualità, seppur poco al giorno. Se i genitori non sono abbastanza attenti e non sanno rispondere in modo esaustivo al bisogno di affetto fisico ed emotivo del piccolo,  il bambino, una volta cresciuto, potrebbe mostrare i tipici segnali di “adolescente ribelle” e “difficile da gestire”.

Studi recenti vengono in aiuto dimostrando che si iniziano a perdere i figli non in strada, frequentando le cosiddette cattive compagnie, bensì in casa, nel momento in cui il figlio adolescente capirà che non esiste, o peggio ancora, che non c’è mai stata una collaborazione e un dialogo possibile con i propri genitori.

Il tempo di qualità e il tempo di quantità

Le mamme e i papà di oggi sono esortati il più possibile a passare del tempo di qualità con i propri figli, sin da quando sono piccoli. Questo concetto può far storcere il naso ai più, poiché il lavoro, la gestione della casa e i numerosi impegni possono scoraggiare la voglia di sedersi alla sera e iniziare un gioco fatto di fantasia o leggere un libro con i propri figli.

Se entro i tre anni di età per lo sviluppo e l’autonomia del bambino conta la quantità e la qualità del tempo che si passa insieme, dopo questa età, ed entro i dodici anni, la quantità non ha più alcuna importanza.

Il fatto che è davvero rilevante è la qualità del tempo che si passa con i propri figli (4-12 anni). Dopo quest’età, la quantità e la qualità vanno nuovamente di pari passo, anzi, gli adolescenti che passano più tempo con i propri genitori sono quelli che hanno anche meno problemi con i guai e la giustizia.

Che cosa significa passare del tempo di qualità con i propri figli?

Questo fattore è determinato dall’essere totalmente presenti e partecipi nell’attività che si sta svolgendo con il proprio bambino o con quello che il proprio figlio sta raccontando alla mamma o al papà.

In poche parole significa che bisogna lasciar stare telefoni, lavoro o televisione per potersi dedicare completamente al rapporto genitore-figlio quando il nucleo famigliare è in casa.

Se si riflette attentamente, questo impegno giornaliero non è poi una cosa così impossibile: ai bambini è sufficiente poter raccontare la loro giornata ai genitori oppure apprezzano moltissimo che la mamma o il papà raccontino loro una storia o leggano un libro prima di andare a dormire.

Questo, anche se è reputato poco tempo al giorno, viene considerato del tempo di qualità in cui il bambino sa di poter contare sull’attenzione esclusiva che l’adulto gli riserva. Se si instaurano questi rituali, una volta diventato adolescente, il proprio figlio saprà di poter contare sempre sulle figure genitoriali di riferimento e sarà al corrente di avere un solido sostegno famigliare alle spalle.

L’educazione di qualità

Un’educazione di qualità fonda le sue radici nella prima infanzia.

Molti genitori di adolescenti ribelli e difficili da gestire non riescono a comprendere le motivazioni che sono alla base di questi comportamenti. Bisogna sottolineare quindi che i genitori devono essere in grado di intuire le emozioni dei propri figli, aiutandoli a gestire i momenti di stress e frustrazione sin da quando sono piccoli, senza delegare ad altre figure esterne alla famiglia il compito (per esempio insegnanti, tate, baby sitter).

Di conseguenza è importante sottolineare come una sana educazione non permette di assecondare tutti i capricci e i vizi del bambino. Tutti i piccoli hanno bisogno di sentirsi dire dei no quando è necessario, così come hanno sempre bisogno di sentirsi spiegare la motivazione del rifiuto.

Agendo in questo modo è molto probabile che i bambini, una volta divenuti adolescenti, non andranno a cercare fuori dall’ambiente famigliare, o nelle compagnie sbagliate, quello che gli è mancato in casa per tutti quegli anni.

Ovviamente potranno passare momenti più difficili e di leggera crisi, ma se i genitori sono riusciti a creare fin dalla nascita del piccolo un rapporto solido, aperto alla comunicazione e al rispetto, allora il figlio saprà rivolgersi ai genitori come risorsa e come guida, orientandosi sulla giusta strada da seguire per il suo futuro.

 

Dr. Roberto Prattichizzo              

Psicologo Clinico – Psicoterapeuta

Dr. Simone Ferrazzo

Psicologo Clinico

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