La superstizione consiste nell’attribuire a determinati comportamenti, fatti, persone o oggetti il potere di influenzare il corso degli eventi. Indossare amuleti, attuare piccoli rituali propiziatori o evitare certe azioni per scaramanzia, fanno parte del vivere comune e rappresentano una costante in ogni cultura. La tendenza ad associare in modo arbitrario e irrazionale certi fenomeni a possibili conseguenze fortunate o sfortunate è una delle prove incontrovertibili della complessità e del fascino della mente umana.
La superstizione è intelligente? Ad un’analisi puramente razionale, la superstizione può apparire come un’attitudine stupida e grottesca. Evitare di passare sotto una scala, girare con un cornetto in tasca, preoccuparsi se un gatto nero attraversi la strada rappresentano, invece, autentici tentativi della mente di “semplificare” la realtà e di convogliare il pensiero sull’illusione rassicurante e positiva di poter scongiurare accadimenti negativi o di controllare la fortuna.
Entro certi limiti, dunque, la superstizione è un dolce e innocuo auto-inganno che riduce l’ansia legata all’indecidibilità di molti fatti della nostra esistenza e di affrontarli con la fiducia, sana eppure illusoria, di poterli influenzare.
Le superstizioni “benifiche”. Il bisogno di superstizione è probabilmente legato al grado di stress e di frustrazione vissuti dalla persona in un particolare momento della propria esistenza. Ma ciò non significa che le persone superstizione siano irrimediabilmente insicure o inconcludenti. Al contrario, non c’è artista, politico o uomo d’affari che non alimenti il proprio successo con innocui rituali superstizioni: scrivere sempre solo con la penna di una certa marca, indossare un certo colore al primo comizio o fissare appuntamenti solo in alcune ore della giornata, considerate più fortunate, sono, spesso, i piccoli segreti delle persone di successo. Funzionano non certo perché l’abitudine o l’oggetto superstizioso incidano sulla realtà dei fatti, ma perché modificano quasi per magia, e stabilizzano effettivamente, la visione della realtà della persona. Così, alcune credenze irrazionali possono davvero rafforzare l’autostima ed esorcizzare le paure.
Le superstizioni “patogene”. Intorno a queste superstizioni “positive”, ruota il pericolo dell’ossessione e della depressione, che possono trasformare un benefico auto-inganno in un terribile maleficio. Accade quando le credenze irrazionali prevalgono sul senso di realtà, sino a sostituirlo e a condizionare in modo significativo le relazioni e i comportamenti di una persona. Un esempio di “superstizione disfunzionale” è il malocchio, ovvero la convinzione che i propri guai, malanni e insuccessi dipendano da qualcuno o qualcosa, che per invidia o cattiveria, condizionino negativamente il corso della propria vita. Per molte persone, l’idea angosciante di essere colpite da una maledizione può rappresentare, tutto sommato, una difesa psicologica da una biografia infelice a cui hanno dovuto (o deciso di) arrendersi.
Infatti, la superstizione negativa ha l’effetto di spostare all’esterno ogni responsabilità e garantisce una costante distrazione da se stessi e dal modo in cui si amministra la propria vita. Non è un caso che ideazioni paranoidi e di riferimento, rituali ossessivi e pensiero magico siano praticamente delle costanti nei disturbi di personalità e nelle psicosi.
Superstizione e psicopatologia. La superstizione gioca un ruolo-chiave nella maggior parte dei disturbi psicologi gravi, dove assume le forme più diverse. Nel gioco d’azzardo patologico, è la molla che induce a continuare nella dipendenza, sin oltre la disfatta. Nell’ansia, assume i contorni inquietanti del “rituale dello star male”, che, inconsciamente, è attuato quando si affronta una prova o una nuova situazione. Nella depressione, in molti casi, alimenta e giustifica, in una inconscia falsificazione della realtà, il ritiro sociale, l’aggressività e l’apatia. Tutto, in egual misura, può essere superstiziosamente attribuito a disgrazie esterne, al destino, allo zodiaco, al diavolo o a qualche sortilegio.
Dunque, su un piano psicologico, la superstizione può agire come benefico auto-inganno o come terrificante auto-maleficio. Nel primo caso, rappresenta un elemento utile, propulsivo verso la realizzazione di sé, nel secondo caso si configura come un sintomo, come uno stile cognitivo, emotivo e comportamentale che inibisce la capacità di elaborare la realtà e di attingere alle risorse personali per cambiarla. È, a questo proposito, interessante osservare la disponibilità e la dedizione con cui i superstiziosi si rivolgano ai maghi e agli indovini, mentre rifuggono dalla possibilità di una consulenza psicologica e, all’occorrenza, psichiatrica.
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