“Esempio di psicodramma esistenziale mediante una traccia favolistica. Il bosco addormentato”

In Psicologia Clinica by Centro PSY

Un gruppo di pellegrini reciprocamente sconosciuti, ma egualmente entusiasti e curiosi del mondo, ha intrapreso un lungo viaggio da terre lontane e diverse, per recarsi in un paese meraviglioso : il “Paese delle sorgenti”, dove per ciascuno sarà finalmente possibile dissetarsi, non con acqua comune, ma con un nettare straordinario, in grado di far cogliere ad ogni persona il senso più profondo della propria vita e dei propri ideali.

Per accedere a qusto incantevole Paese, il gruppo dovrà, però, attraversare un bosco misterioso, solitamente ignorato dalle carte geografiche, perchè assolutamente lontano dai più usuali itinerari.

Gli abitanti del “Paese delle sorgenti” chiamano solitamente questa foresta “il Bosco dell’intimità”, ma vi si avventurano essi stessi di rado, e solo in grandi occasioni, come presi da una sorta di reverenziale disagio.

ll bosco, infatti, incute, ad un tempo, sentimenti di sottile timore e sensazioni struggenti di fascino e di intime risonanze : è un bosco strano, quasi incantato, nel quale domina costantemente il silenzio più profondo. Non si tratta, però, di una foresta pietrificata e putrefatta, ma di un luogo dove tutto è temporaneamente assopito, ovattato, dimenticato : vi aleggia, infatti, un clima generale di attesa, come di un risveglio che tarda, che è momentaneamente sospeso, ma che potrebbe anche essere imminente e verificarsi da un momento all’altro, in modo repentino.

La configurazione di questo bosco è singolare. Vi sono piante, erbe, fiori dai colori meravigliosi, ma “addormentati”, come se vi fosse calata la patina di una vecchia fotografia ingiallita nel tempo ; e vi sono, poi, oggetti di ogni genere, come si potrebbero trovare in una antica soffitta : oggetti di uso comune, quotidiano, oppure raro e sofisticato, come gioielli, quadri, statue, strumenti musicali, strani macchinari ; e poi animali di ogni genere : m tutto immobile, come imbalsamato e in attesa di riprendere un barlume di vita e un proprio corso.

Non è facile farsi strada in questa selva intricatissima e statica : non vi sono assolutamente sentieri. Per muoversi e tracciare la propria via occorrerebbe scostare piante, fiori, oggetti, animali : ma tutto è come se avesse profondissime radici nella terra ; per muoversi occorrerebbe rompere una specie di incantesimo ; occorrerebbe volta a volta riuscire a “risvegliare” tutto ciò che si incontra sulla propria strada, toccandolo ed infondendogli vita, calore e dandogli un’identità:

Nulla, però, è impossibile per pellegrini assetati di vita : e questo lo sa un abitante del “Paese delle sorgenti”, che attende, da sempre, al limitare del bosco, l’arrivo del gruppo di viandanti, per aiutarli a superare l’ostacolo.
Egli, dopo avere ascoltato per un po’, nascosto nell’ombra, ciò che i pellegrini, giunti stanchi, dopo tanto viaggiare, dinanzi alla foresta, si dicono reciprocamente sul bosco, sul “Paese delle sorgenti” e su ciò che li spinge a recarvisi, si mostrerà e rivelerà loro il modo col quale si potrà attraversare il bosco.

Ogni viandante dovrà trovare una parola magica che gli permetterà di aprirsi una propria strada. Con tale parola si apriranno nel bosco tanti sentieri quanti sono i viandanti. Le strade saranno sempre diverse, ma importantissimo dovrà essere l’aiuto che l’abitante del “Paese delle sorgenti” e i viandanti stessi potranno darsi reciprocamente per permettere a ciascuno di scoprire la parola magica più adatta al cammino. La parola dovrà contenere, riassumendolo, il significato che ogni viandante dà alla propria vita.

Il Bosco concederà strada solo se la parola sarà autentica ed altrettanto autentiche per ogni pellegrino saranno le presenze animate ed inanimate che quella parola chiamerà in vita, risvegliandole.
Per questo è opportuno che i viandanti prima parlino a lungo, fra loro e con l’abitante del “Paese delle sorgenti”, di se stessi e di ciò che desiderano e si attendono nel proprio viaggiare nella vita.
La sequenza di tutto il viaggio nel Bosco addormentato è articolata in tre momenti : 1) dialogo al limitare del Bosco fra i viaggiatori, su ciò che ciascuno cerca nel “Paese delle sorgenti” per spegnere la propria “sete di vita” ; dialogo fra i viaggiatori e l’abitante del “Paese delle sorgenti”, che rivela il segreto del Bosco da attraversare per giungere al “Paese delle sorgenti” ; 2) ricerca della parola magica individuale, con il sostegno e l’aiuto reciproco ; 3) attraversamento del Bosco e individuazione della propria “strada”, mediante la rivelazione degli oggetti animati ed inanimati che con la parola magica ciascuno intende “risvegliare”, ritenendoli importanti per la propria vita.

Al termine di tutto questo intreccio di scambi e di ricerche, che cosa succederà?
Questa volta l’abitante del “Paese delle sorgenti” è lo psicologo stesso, che, proponendosi come animatore, si assume una sorta di “funzione socratica”, per aiutare ciascuno a “tirar fuori”, o “partorire”, o “distillare” la parola magica dove ciascuno può racchiudere il senso che cerca e che dà alla propria vita.

Autore: Maria Luisa Valenti

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