Come sostenere efficacemente la carriera sportiva dei propri figli

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Esistono diversi atteggiamenti che un genitore assume nei confronti del proprio bambino a causa dei quali, dopo pochi anni, la carriera sportiva del piccolo diventa improvvisamente in salita, tanto che spesso si registra l’abbandono dell’attività.

Per non incorrere negli errori comunemente compiuti, è importante spiegare quali sono i comportamenti improduttivi a cui si fa riferimento quando si tratta questo specifico tema.

Comportamenti e atteggiamenti da evitare

L’errore più grave che un genitore può commettere è di spingere il proprio bambino a fare uno sport per il quale non nutre una spiccata passione né propensione.

I genitori che agiscono così non si rendono quasi mai conto che il loro comportamento è deleterio.

Infatti, è altamente probabile che il ragazzino, spinto dal proprio genitore a intraprendere un’attività sportiva anziché un’altra, sceglie di abbandonare di fronte alla prima difficoltà o per mancanza di interesse reale.

Altro comportamento che un genitore spesso tende ad assumere nei confronti del figlio è credere di poter avere un riscatto sociale attraverso i futuri successi sportivi del figlio, gli stessi che lui non è stato capace di raggiungere in passato.

Atteggiamento, questo, che può innescare un’ansia da prestazione nel ragazzo ancora piccolo, con conseguenze negative sul suo rendimento.

C’è poi il genitore che tende a proteggere oltremodo il figlio da un’attività motoria che non rientra nell’ordinario. Comunemente, tale atteggiamento viene associato al vivere sotto una campana di vetro.

In campo sportivo, tutto questo porta a una conseguenza piuttosto grave nel percorso di crescita del bambino, al quale sarà trasmessa esclusivamente sfiducia nelle proprie capacità motorie.

Infine, altro atteggiamento è quello del genitore che vive una sconfitta sul campo da calcio, basket o qualsiasi altro sport del figlio come un dramma sportivo dal quale non sembrerebbe esserci alcun rimedio.

Tale comportamento ha l’effetto di trasmettere al bambino che ciò che conta è esclusivamente la vittoria, andando così a mettere in secondo piano il concetto di fatica, fondamentale invece per raggiungere qualunque tipo di successo, sia in campo sportivo che nella vitta di tutti i giorni.

Comportamenti e atteggiamenti da seguire

Il comportamento da seguire è racchiuso nella figura del genitore appagato, cioè il padre o la madre che non hanno bisogno del successo del loro figlio per sentirsi realizzati o comunque accettati nel contesto sociale in cui vivono.

Il pregio migliore di questi genitori è non spingere affatto i propri figli a fare questo o quell’altro sport, ma lasciarli liberi di seguire ciò per cui veramente provano interesse.

Sono molti i casi di genitori appagati con il figlio campione in casa.

Uno dei segreti è riuscire a trasmettere al bambino atteggiamenti positivi, alimentando giorno dopo giorno un clima di fiducia.

Grazie ad esso il giovane potrà sviluppare negli anni successivi un sano ottimismo e un’incrollabile autostima, due qualità ricercate anche dai migliori tecnici sportivi.

Spesso si tende a sottovalutare il concetto di automotivazione, che invece è molto importante nella crescita di un potenziale talento.

Infatti, soltanto attraverso una forte automotivazione il ragazzo, divenuto ormai adolescente, riesce a superare quelle che sono le prime difficoltà (una sconfitta, un infortunio, un litigio con un compagno di squadra, un trasferimento in un’altra società, ecc.).

L’automotivazione porta ad una efficace riduzione dell’abbandono dell’attività sportiva in età adolescenziale, che ha per protagonisti in percentuale maggiore chi da piccolo è stato spinto a praticare uno sport a tutti i costi dalla propria famiglia.

Infine, non bisogna pensare al genitore appagato come una figura assente, completamente disinteressata riguardo al futuro del proprio figlio.

In realtà, è vero il contrario.

Il genitore appagato ha il dono dell’equilibrio e allo stesso tempo partecipa emotivamente alla crescita sportiva del bambino, senza però intromettersi nelle scelte di quest’ultimo, lasciandolo così libero di scegliere l’attività sportiva che più gli piace, assecondando quindi la sua passione.

 

Dr. Roberto Prattichizzo

Psicologo Clinico – Psicoterapeuta

Dr. Simone Ferrazzo

Psicologo Clinico

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