Voti bassi a studente dislessico, il Tar annulla parte della pagella

In Psicologia Clinica, Psicologia Legale e Giuridica by Centro PSY

Secondo i giudici amministrativi la scuola non ha garantito al ragazzo affetto da disturbi dell’apprendimento i supporti previsti dalla legge

Un istituto scolastico del Lodigiano ha ricevuto dal Tar della Lombardia-sezione Milano l’ordine di annullare, in corso d’anno, i voti bassi di compiti in classe e interrogazioni conseguiti da uno studente di 14 anni con disturbi dell’apprendimento (Dsa, cioe’ dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia). Il motivo? La scuola non ha messo a disposizione del ragazzo i supporti previsti dalla legge 170 del 2010 per permettere a chi soffre di questi disturbi di superare le proprie difficolta’ e raggiungere gli stessi obiettivi dei compagni. Ed e’ stata costretta a intervenire sulla pagella del primo quadrimestre, in cui lo studente aveva 3 insufficienze, a fronte di tutte le altre valutazioni positive. L’ordinanza del Tar e’ datata 12 marzo ed e’ «destinata a far giurisprudenza», spiega Debora Russo, presidente dell’Associazione dislessia discalculia Lodi. «Per la prima volta, infatti, un istituto scolastico e’ stato `condannato´ in corso d’anno ad annullare le verifiche sostenute con esito negativo da un ragazzo con Dsa, in quanto effettuate senza rispettare la normativa vigente in materia». La novita’ sta nel fatto che il giudice ha disposto un’azione immediata sulla prima pagella. Mentre «fino ad ora – sottolinea Russo – le famiglie, di fronte alla mancata applicazione delle norme, erano impotenti e dovevano attendere la fine dell’anno scolastico per impugnare l’eventuale bocciatura definitiva dei figli». Questo non succedera’ al giovane studente del Lodigiano. I genitori, racconta Russo, «avevano depositato molto tempo prima dell’inizio dell’anno scolastico tutta la documentazione con cui attestavano le difficolta’ del ragazzo. La scuola avrebbe dovuto attivarsi subito applicando la legge. Ma in particolare alcuni professori hanno continuato a ignorare le richieste. Lo studente e’ cosi’ incappato in una serie di insuccessi scolastici con pesanti ripercussioni sulla propria autostima e motivazione all’apprendimento».

La tutela legale

La famiglia si e’ vista costretta a rivolgersi al Tar per chiedere tutela immediata, con il supporto degli specialisti, degli avvocati coordinati dal legale Caterina Bersani e dell’associazione lodigiana. E il giudice l’ha concessa, obbligando la scuola ad approvare nel giro di 15 giorni il Piano didattico personalizzato previsto dalla legge e ad attuarlo anche retroattivamente. Per gli studenti con Dsa – disturbi che affliggono il 5% della popolazione scolastica di ogni ordine e grado – secondo il provvedimento e le successive linee guida, gli istituti scolastici devono adottare metodologie didattiche personalizzate. «Questi ragazzi – spiega ancora Russo – sono, nella maggioranza dei casi, dotati di un’intelligenza superiore alla media. Le loro difficolta’ si manifestano con un deficit della capacita’ di lettura, di scrittura, di calcolo. Il piu’ noto fra questi e’ la dislessia che compromette la velocita’ e la correttezza di lettura, con ripercussioni frequenti anche sulla comprensione del testo letto». La decisione del Tar lombardo, conclude l’esperta, «e’ un chiaro monito per tutte scuole e professori che continuano a ignorare i bisogni degli studenti con Dsa e le moderne strategie didattiche imposte dalla legge e di fatto rappresenta, per tutte le famiglie che si trovano ad affrontare il problema, un precedente che può aiutare nel rapporto con le scuole affinchè ai loro figli siano garantiti diritti e dignità nel difficile percorso scolastico».

Contro la prova Invalsi

L’associazione Addl sta conducendo una vera e propria battaglia per ottenere che i ragazzi con Dsa trovino nelle scuole percorsi su misura che li mettano in condizione di completare gli studi serenamente. In particolare, spiega Russo, «vogliamo che si comprenda che la prova Invalsi non e’ adatta a questi studenti, andrebbe abolita. Si trasforma in un’umiliazione e va in contraddizione con la ratio della legge 170. Questo test prevede una serie di situazioni che un ragazzo con Dsa fatica a gestire. Vengono somministrate informazioni in testi molto lunghi, con una molteplicita’ di argomenti e tempi limitati. Lo stesso discorso vale anche per gli esami di Stato, che possono diventare davvero frustranti». Bastano piccole accortezze per rendere piu’ facile la vita di questi studenti, assicura l’esperta. «Esistono strumenti compensativi, come per esempio i formulari per affrontare le prove di matematica, o la registrazione delle lezioni per permettere di risentirle piu’ volte, le mappe concettuali per guidare nello studio di un testo o nelle verifiche. Capita pero’ che l’insegnante non rispetti queste esigenze, considerando tutto questo come un carico di lavoro, non come un valore aggiunto utile in fin dei conti per tutta la classe». L’altro nodo riguarda la legge 170: «Un provvedimento all’avanguardia, ma migliorabile – riflette Russo – A 4 anni dall’entrata in vigore persistono difficolta’ nel far rispettare le norme. Il problema e’ che non sono previste sanzioni. Su questo fronte vogliamo muoverci come associazione per ottenere un’interpellanza parlamentare. Vorremmo si mettesse una toppa ai buchi normativi. I disturbi dell’apprendimento non sono una disabilita’, ma provocano delle difficolta’ nella vita ordinaria delle famiglie. I ragazzi devono essere seguiti e ci sono casi di abbandono scolastico o di studenti costretti a cambiare scuola. Non vogliamo che succeda piu.

Fonte: Corriere della Sera – Redazione Milano online

Se vuoi approfondire di persona questo argomento, prendi un appuntamento gratuito cliccando qui

Se vuoi approfondire di persona questo argomento, compila il form sottostante per un appuntamento gratuito.