Quando i colori curano

In Psicologia Clinica by Centro PSY

Ippocrate, nel suo “Trattato delle arie, delle acque e dei luoghi”, parla della malattia degli sciti, precisando che in queste popolazioni nomadi delle steppe dell’Europa orientale un certo numero di uomini diventava impotente e cominciava a parlare con voce femminile.

Egli, fra l’altro, attribuiva la responsabilità di questo evento al cielo grigio della “Scizia”. Questo è forse il primo contributo della storia che mette in relazione il nostro stato di salute con i colori che dominano il nostro orizzonte percettivo. Il tutto attraverso una mediazione psicologica sottintesa dallo stesso Ippocrate.

Il colore, affermava a sua volta Aristotele, è fra l’altro un cosmetico e una medicina. La sua influenza sul nostro stato di salute è da molti ritenuta scontata. Che sin dall’antichità l’uomo abbia guardato al colore come una possibile fonte curativa non vi sono dubbi. Rispetto al valore terapeutico della luce solare esisterebbero delle precise testimonianze storiche. Sembra, come ci informa L. Clark (1991), che le prime segnalazioni cromoterapeutiche provengano dall’antico Egitto, dove nei ‘templi del sole’ sembra si praticassero delle cure basate sulla luce solare. Nella terra dei faraoni “il guaritore diagnosticava di quale colore fosse carente il paziente e lo metteva in una stanza dove poteva attingervi. Gli egiziani usavano anche la terapia delle gemme e combinavano profumi con colori per ottenere vibrazioni particolari” (1991; pg.40).

Gli antichi cinesi, a loro volta, pensavano che i colori attivassero l’essenza fisica, mentale e spirituale dell’uomo, arrivando a proporre delle originali soluzioni cromoterapeutiche. Anche in Grecia si riponeva un’elevata fiducia sulle proprietà curative della luce del sole. Particolarmente attenti a questo aspetto pare siano stati i pitagorici. Passando alla Roma imperiale, alcuni filosofi affermavano che il segreto della vitalità e della pienezza fisica dei romani aveva a che fare con il solarium posto sui tetti della case. Grazie ai frequenti bagni di sole e aria i romani si temprarono in modo tale da diventare degli invincibili dominatori.

Passando sbrigativamente al medioevo, come osserva R.B. Amber, in Europa si usavano spesso delle stoffe colorate a scopo terapeutico. Molte guarigioni venivano inoltre attribuite alle proprietà benefiche delle vetrate delle chiese, le quali contenevano colori salutari quali il rosso, il verde e il giallo. Particolari malati venivano portati in chiesa e fatti oggetto di simili trattamenti. In più c’era la preghiera. I menzionamenti storici in merito si potrebbero moltiplicare. Qui basta ricordare come, durante le rituali feste celebrative interessanti il sole, un po’ tutte le popolazioni, a partire da quelle Sud americane, si hanno delle testimonianze rinvianti a festività solari aventi una valenza terapeutica.

Cosa ne dicono i cromoterapeuti
Si sente, a volte, parlare di cromoterapia. Al fatto che i colori possano contribuire a lenire i nostri disagi esistenziali e a guarire i nostri disturbi fisici tendono guardare con simpatia in molti. Che i colori possano influenzare i nostri stati d’animo la convinzione è unanime, anche se i pareri sul ‘come’ sono assai differenti. Cambia notevolmente anche l’approccio alla problematica in discussione. Alcuni si avvicinano acriticamente alla cromoterapia dopo aver fatto esperienze che lambiscono lo specifico esoterico, mentre altri manifestano un approccio più freddo e cauto. Altri ancora rimangano perplessi e distaccati. Gli scienziati, infine, tendono ad assumere un atteggiamento di sufficienza, arrivando ad essere pregiudizialmente avversi e scostanti rispetto alle ‘evidenze’ proposte da quanti credono che i colori possano contribuire a rendere esistenzialmente più luminosa la loro vita.

In queste pagine non possiamo che riportare le convinzioni di coloro i quali appartengono al primo gruppo qui menzionato. Lo faremo prendendo le distanze dalle loro premesse filosofiche e concedendoci qualche battuta di spirito in relazione alle conclusioni o alle testimonianze che riteniamo più paradossali e assurde. Ciò non di meno, il nostro rispetto nei confronti di quanti si sono dedicati con trasporto a questo argomento intende essere il più elevato possibile. Purtroppo non possiamo riportare delle confutazioni scientifiche in merito, poiché la scienza ha snobbato del tutto l’argomento. Mancando le prove di laboratorio, altro non possiamo eventualmente fare che mettere in discussione il modo in cui i nostri referenti hanno confezionato le loro argomentazioni. Da questo punto di vista ci pare che l’orientamento di fondo sia quello del “Si dice”, il quale spinge ad accettare con eccessiva fiducia le informazioni più raccogliticce.

Accanto a questa strategia, risulta attiva quella fondata sull'”attenzione selettiva”. Si riconoscono per vere quelle informazioni e quei riscontri bibliografici che sono collimanti con le nostre convinzioni personali, mentre si trascurano quelle avverse. Il pensiero va a numerosi cromoterapeuti che non disdegnano di ricordare come il colore possa intervenire su molti aspetti della nostra vita quotidiana. Vediamo delle testimonianze ricavabile dalla letteratura sull’argomento. I colori possono interessare il campo estetico, poiché essi sono in grado di influenzare la nostra linea. Il blu, per esempio, può servire sia per nascondere qualche chilo di troppo, che per eliminarlo.

Questa è la convinzione di una nota dietista, la quale rileva che il blu è il colore più indicato per sciogliere le tensioni, tonificare l’organismo e moderare l’appetito. Il blu, a suo modo di vedere, rinvia all’esperienza della tranquillità. Si tratta di un colore che va suggerito a quanti devono cominciare una dieta. L’invito è di vestire per una settimana abiti di questo colore. Per la notte si consiglia di dormire avvolti in lenzuola blu, poiché aiutano il dormiente a rilassarsi e lo incentivano a fare dei sogni sereni. Di giorno sono opportune delle immersioni in fasce di luce blu (basta una lampada colorata). E per pranzo? Un po’ di alimenti blu è quanto di meglio si possa scegliere. Mirtilli, more e prugne sono quanto di meglio per ricuperare il peso forma.

Su questo versante le proposte sono numerose. Il loro tenore: “Sei teso? Punta sul verde”; “Hai voglia di eccitazioni vitali? Il giallo fa al caso tuo”. Come funzionano le cose secondo i nostri cromoterapeuti ricchi di immaginazione? Le nostre cellule sono dotate di vere e proprie batterie cromatiche, ognuna delle quali ha una specifica quanto variabile energia. I colori della giusta lunghezza d’onda hanno il potere di ridare all’organismo la perduta armonia. Il tutto in uno scenario che vede la malattia risultare l’esito di uno sconbussolamento delle vibrazioni delle cellule, causato da degli eventi stressanti. I seguenti sintomi sono quelli che il cromoterapeuta ritiene i più facilmente curabili: l’acne, l’ipertensione, l’ansia, la depressione ed un vasto ventaglio di altri disturbi psicosomatici.

Se i colori vengono percepiti come possibili agenti di benessere, allora tutto ciò che è naturalmente colorato può essere usato in un progetto riabilitativo. Ciò, secondo alcuni studiosi filoesoterici, vale soprattutto per le pietre. In merito è qui necessario riproporre il pensiero di W. Goethe (1979), il quale afferma che agli uomini il colore dona grande diletto. Perciò, l’attribuzione di particolari virtù alle pietre preziose colorate può venir spiegata dalla profondità di questo inesprimibile piacere. A suo avviso, colori quali il giallo e l’arancio danno luogo a stati d’animo attivi, vivaci, tendenti al’azione. In modo particolare il giallo sollecita la serenità e la gaiezza. l’azzurro, invece, porta sempre in sé qualcosa di oscuro ed è destinato ad evocare il sentimento della pace.

La cromoterapia è suggestiva, ma non sembra incontrare i favori della stragrande maggioranza degli uomini di scienza. In molti, essa sollecita uno scetticismo enorme, anche se non mancano degli studiosi scientificamente accreditati che non escludono la possibilità che, grazie a particolari mediazioni simboliche, il colore possa funzionare come tonificante in quanti credono nella sua resa terapeutica. Su questo argomento è dunque il caso di insistere brevemente.

Su questo aspetto conviene insistere facendo riferimento soprattutto ai lavori sull’argomento, segnalati per lo più dal citato L. Clark, riportandoli come mere annotazioni etnografiche. Clark ci segnala dei contributi che coprono gran parte della letteratura sull’argomento. Il suo approccio è quello proprio del partigiano e del divulgatore di un credo, piuttosto che di un attento scienziato sociale. I suoi resoconti risultano comunque intriganti e degni di attenzione. Si tratta in ogni caso di un testo che va approcciato con un atteggiamento critico.

Che i colori possano avere una qualche influenza sui nostri atteggiamenti mentali non ci sono dubbi. La stessa considerazione va ritenuta valida per quanto attiene l’influsso dei colori che ci circondano, per quanto indifferenziato e tenue esso sia, sul nostro stato d’animo. Simili premesse ci portano a rivisitare il contributo di Clark in relazione allo specifico argomentativo rinviante all’effetto psicologico dei colori nella quotidianità. L’autore cita, fra gli altri, C.Heline, il quale ricorda che una fabbrica londinese ha avuto per qualche tempo un serio problema in termini di assenteismo. L’inconveniente è stato risolto cambiando il colore delle lampadine. L’illuminazione azzurrognola conferiva alle donne che si guardavano allo specchio un aspetto malaticcio. Questo le portava a deprimersi e ad ammalarsi. L’assenteismo sparì quasi del tutto nel momento in cui si è puntato su un’illuminazione più neutra. D’altro canto, un’altra azienda inglese soffriva dell’esistenza di un marcato numero di incidenti sul lavoro. Bastò ridipingere le pareti grigie con l’azzurro per risolvere il problema. L’autrice ricorda pure come il passare del tempo veniva sopravvalutato in una stanza dipinta di rosso rispetto a quello valutato in una seconda stanza verde.

Percettivamente un oggetto di colore scuro pare più pesante di un altro identico di colore chiaro. Su questa falsariga l’autore ci riporta numerosi, a suo avviso, emblematici esempi. Anche gli oggetti, quindi, possono venire percepiti in modo dissimile in base al loro colore. Il verde genera senso di benessere, il nero deprime. Qualcuno ha ritenuto che la responsabilità del gran numero dei suicidi compiuti dal ponte di Blackfriars sul Tamigi (Londra) avesse a che fare con il suo colore. Si trattava di un nero intenso che qualcuno ha pensato sollecitasse alla vista delle reazioni a tonalità depressiva. Da qui la decisione di cambiarne tinta. C’è chi ricorda che bastò dipingerlo di verde per ridurre i suicidi di oltre il 30%.

I colori non inciderebbero solo sulla nostra realtà intima, ma, almeno a quel che risulta ad un anonimo professore del San Francisco State College menzionato da Clark, determinati colori influirebbero significativamente sul rendimento scolastico. Inoltre, pare che nello sport ci sia stato chi ha scelto di ricorrere a dei trucchi cromatici per vincere gare e partite di calcio. A. Stagg, un famoso allenatore di Chicago, aveva due spogliatoi: l’uno era dipinto di blu e veniva usato per gli intervalli di riposo, mentre l’altro, con le pareti tinte di rosso, veniva usato per preparare i suoi uomini alla mischia. Il preparatore atletitico dell’Università del New Messico ha fatto dipingere di rosso lo spogliatoio della propria squadra e di blu quello degli ospiti. L’intento era di eccitare i propri giocatori e di placare lo spirito competitivo degli altri. Fosse così facile vincere le partite, i nostri dirigenti sportivi potrebbero risparmiare somme ingenti nelle campagne d’acquisto assicurandosi con poche lire delle divise cromaticamente vincenti.

C’è chi è pronto a scommettere che vestire o circondarsi di determinati colori sia dannoso alla salute. In merito, sempre il nostro autore segnala V. Stanley Adler, la quale, dopo aver precisato che i colori scuri, smorti e spenti danneggiano la salute, ha suggerito di non inistere nel portare abiti caratterizzati da queste tinte. Lo stilista R. Twyeffort pensa a sua volta che un vestito rosso renda l’uomo forte, dinamico e coraggioso, mentre il verde lo incoraggerebbe alla stabilità. Un vestito blu esercita una tranquilizzante funzione calmante, mentre uno giallo avrebbe la prerogativa di renderci felici e senza pensieri.

Molti sono sicuri che il colore possa assolvere a straordinarie funzioni curative. Il citato C. Heline ricorda che i colori sono una cura efficace per varie malattie arrivando ad allungare la vita di un uomo fino ad oltre dieci anni. Sulla sua scia lord Clifford di Vhudleigh sostiene che i colori possono guarire tutte le malattie, tumori inclusi. Il giallo, per esempio, è a suo avviso un ricostituente per il sistema nervoso, mentre il verde aumenta la nostra vitalità. Il rosa fa crescere le ossa e l’indaco rigenera il tessuto muscolare. Non c’è che dire, se le cose stessero così un buon colorificio potrebbe contribuire a liberare negli ospedali numerosi posti letto alleggerendo non poco in nostro disavanzo economico.

Sugli effetti terapeutici dei singoli colori ritorneremo più avanti. Qui occorre porci subito una domanda. Come farebbero i colori ad esplicare la loro forza curativa? Secondo i cromoterapeuti la risposta è semplice: è questione di energia. Ogni colore libererebbe una specifica energia e sarebbe destinato a curare delle altrettanto peculiari malattie. Si tratta di ipotesi confermate? A loro avviso non c’è in merito alcuna ombra di dubbio. C’è chi, Ott per esempio, cita uno dei più classici fra i controlli scientifici: quello effettuato su degli animali. Egli ricorda il caso dell’acquario di Miami ospitante dei pesciolini che subirono una malattia agli occhi. Quindici minuti al giorno di luce ultravioletta e, in una settimana, il problema fu risolto. Ricerche sperimentali di Luckiesh e Pacini sugli uomini avrebbero dimostrato che l’esposizione a radiazioni ultraviolette migliorano il metabolismo del calcio e stimolano ogni cellula dell’organismo vivente.

Sul successo terapeutico di certe pratiche cromoterapeutiche si possono avanzare, soprattutto in relazione ai disturbi psicosomatici, delle ipotesi che chiamano in causa una sorta di autosuggestione. E’ un po’ come nell’astrologia: se si crede in essa, è facile che ci si riconosca caratterialmente nel segno al quale apparteniamo e che, di conseguenza, ci si comporti in armonia con le premesse rinvianti a quel segno. Analogamente, se crediamo che un determinato colore possa fare alle nostre esigenze, metteremo in atto un riorientamento cognitivo che potrà, in linea di principio, aver ragione del nostro malessere.

Summer 2013 Prima Infnazia 120 x 600I cromoterapisti pensano sia possibile sperimentalmente isolare determinati disturbi e vedere quali radiazioni luminose possono risultare terapeuticamente efficaci. La prima sorgente luminosa considerata è quella solare, che sembra particolarmente idonea a curare i disturbi di natura anemica. Anche la sinusite e le ulcere beneficherebbero dei bagni di sole. La stessa considerazione andrebbe fatta anche per il cuore e altri organi vitali che dall’esposizione al sole trarebbero motivo di tonificazione. Con i colori si può pure intervenire sulla resa mentale e sull’umore, oltre che sul tono muscolare.

Più specificatamente, il rosso viene ritenuto un potente decongestionante. Applicato sulla pianta del piede farebbe migliorare la circolazione. Stando a ciò che dicono molti cromoterapeuti, il rosso pare proprio miracoloso. F. Ellinger riporta un esperimento su anatroccoli ciechi irridiati di rosso sulla testa: gli organi sessuali si svilupparono meglio rispetto a quelli del gruppo di controllo che non era stato fatto oggetto dello stesso trattamento. L’autore riporta simili riscontri in un contesto argomentativo che vede manifestarsi con disinvoltura delle generalizzazioni al mondo umano delle ‘evidenze’ registrate in quello animale. Così stando le cose, l’indizio dovrebbe essere raccolto da qualche imprenditore bizzarro. Questi potrebbe proporre delle mutandine rosse per complessati.Il successo, se la premessa fosse valida, sarebbe assicurato. Simili indumenti intimi potrebbero essere usati da tutti? Sembrerebbe di no, poiché, secondo degli esperti come la dottoressa A. Kargere, quanti hanno i capelli rossi dovrebbero evitare di insistere troppo su indumenti di questo colore. Il motivo? Per deduzione si potrebbe pensare all’ipereccitazione.

Il rosa è un colore da respirare per ringiovanire. Come fare? Usando il metodo di Yvonne: ci si rilassa e a occhi chiusi si mentalizza il rosa scelto in base allo scopo desiderato e si respira profondamente più volte. Può sembrar facile, ma non è così. Importante è sapersi concentrare e non distrarsi. C’è poi da dire che non tutti i colori sono egualmente facili da ricordare. Per rinfrescare la memoria si può tenere a portata di sguardo dei campioni del colore prescelto. Mentre respirate, potete aiutare il rosa ad avere effetto. Come? Pronunciando frasi del tipo: “Voglio avere una figura perfetta”. Si può far ricorso al respiro cromatico anche per risolvere specifici disturbi di natura non solo psicologica, ma anche fisica. In questo caso il respiro colorato va dal paziente diretto mentalmente sull’area affetta. Nel far ciò, è bene che egli visualizzi lo stato di salute desiderato.

L’arancione è quanto di meglio contro il rachitismo, i crampi e gli spasmi. Esso favorisce il funzionamento della tiroide e serve a recuperare l’entusiasmo. E’ un colore ottimo anche per la regolarizzazione del ciclo mestruale e per la produzione del latte materno. Miracoloso sembra risultare nella cura della tosse e del catarro. Mangiare giallo (carote, arance, meloni…) va bene per chi ha bisogno di lubrificare l’organismo e stimolare i muscoli. Il giallo è consigliabile anche agli scrittori non troppo creativi. La kargere in merito ricorda che chi soffre di confusione mentale potrα scrivere su carta gialla: le idee usciranno con estrema fluidità e coerenza.

Per Dinshah, il verde è il migliore agente terapeutico. Ottimo purificante, scioglie i muscoli del sangue, aiuta la formazione dei muscoli, agevola l’eliminazione di germi, di virus e di sostanze tossiche. Ottimo per la cura delle ulcere, il verde è un buon calmante. Per rigenerarsi in situazione di stress sono consigliabili cibi verdi (verdure, spinaci e piselli). Per quanti soffrono d’insonnia o di martellanti mal di testa il blu è quello che ci vuole. Lo afferma perentoriamente Babbitt, il quale lo consiglia per abbassare la febbre, contro il mal di gola, i reumatismi, l’itterizia e quant’altro. Il blu va bene anche per la cura della calvizie. Ottimo come calmante, serve a ridurre i gonfiori. Il viola stimola invece la milza e la formazione di globuli bianchi. Il magenta va usato per i disturbi di cuore, anche se non pare destinato ad aver successo in relazione ai disturbi amorosi. Non c’è che dire: di colori si vive. Stiano però attenti i daltonici. Si facciano aiutare da persone che ci vedono bene, poiché non mancherebbero delle controindicazioni relativamente a delle errate scelte cromatiche.

La luce
La luce alla quale solitamente si pensa in senso terapeutico è quella solare. La luce del sole non è però l’unica che può essere usata in un programma cromoterapeutico. C’è chi pensa sia utile ricorrere anche a quella irradiata da lampade incandescenti diversamente colorate. Per i trattamenti occorre conoscere la specificità dei risultati cromoterapeuti dei singoli colori e le controindicazioni che possono esserci in relazione ad una loro errata utilizzazione. I cromoterapeuti richiamano l’attenzione soprattutto sui tempi di esposizione alla luce prescelta. Si pratica anche una cromoterapia per via orale: l’invito è a bere dell’acqua che è stata esposta il tempo necessario alla luce prescelta. C’è chi giura sul suo valore terapeutico.

Che cosa curano i colori
Relativamente al cosa curino i vari colori, il nostro autore ricorda in primo luogo il contributo di quello che egli ritiene essere il principale ricercatore sulla terapia del colore: Dinshah P. Ghadiali. La sua principale scoperta è stata che ogni colore influenza delle ghiandole specifiche. Individuato il colore giusto la terapia funziona precisamente sull’organo sul quale esso viene diretto. Il quadro presentato è il seguente:

Onda stimolante/Ghiandola
ROSSO FEGATO
ARANCIONE TIROIDE
ARANCIONE GHIANDOLE MAMMARIE
GIALLO COROIDE
LIMONE PANCREAS E TIMO
VERDE PITUITARIA
BLU PINEALE
INDACO PARATIROIDI
VIOLA MILZA
MAGENTA SURRENALI E PROSTATA
SCARLATTO TESTICOLI E OVAIE

Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo gli studiosi segnalati dall’autore. Ad essi faremo un succinto richiamo, menzionando solo alcuni fra i passaggi più significativi in relazione alle bizzarrie logiche loro sottostanti. Brunler ricorda come il fegato dei diabetici possa trovare un abbattimento dell’insulina se sottoposto a radiazioni giallo-arancio. La stessa luce, alternata al rosso, a suo avviso, ha il potere di far rifiutare le bevande alcoliche agli semi-intossicati dall’alcool. Brunler consiglia l’uso di coperte rosse negli ospedali e cita il caso di malati di vaiolo che grazie a questo espediente guarivano, in un ospedale dei Balcani, senza traccia di cicatrici.

Babbit, a sua volta, dopo aver affermato che qualunque processo che attiri il sangue alla pelle diminuisce la congestione del fegato, della milza, dei polmoni, dello stomaco, dell’intestino e della spina dorsale, ricorda come questo processo possa essere garantito al meglio da un sapiente uso della cromoterapia. Questa, a suo modo di vedere, va usata anche in relazione ai cibi. Diete giuste avrebbero il potere di assicurare all’organismo il benessere assoluto. Questo in forza al fatto che degli elementi presenti nell’atmosfera solare sarebbero assorbiti dal corpo attraverso il cibo. Il colore, in questo caso, avrebbe il compito di facilitare l’operazione.

I dietologi ad indirizzo cromoterapeutico ricordano che l’assorbimento eccessivo di blu provoca eccesso di peso, mentre un sovrappiù di rosso fa dimagrire. Per dimagrire, quindi, non c’è di meglio che mangiare cibi rossi (pomodori, ravanelli, cocomero, fragole…) e bere acqua rossa (esposta al rosso). Per riconoscere la carenza dietetica, e i disturbi dell’organismo in generale, c’è chi fa uso del pendolino. “L’identificazione della malattia avviene provando il pendolo su un’enorme quantità di fili o strisce di seta colorati, per correlarne uno alla lunghezza d’onda della malattia” (1991; pg. 52).

L’intervento cromoterapeutico prevede l’uso di appositi macchinari, quali l’apparecchio di Dinshah, che ospitano una lampada e degli appositi filtri colorati. La procedura tecnica prevede che si irradi il colore scelto sull’area malata, cominciando in genere dai piedi. Il paziente rimane ad occhi aperti. Si esegue il trattamento tre ore prima e due ore dopo i pasti. La durata individuale, secondo le caratteristiche dei pazienti e dei loro disturbi, varia da pochi minuti ad un’ora. Il tutto va fatto ricordando che il corpo manifesta una sorta di saggezza cromatica: corregge la deficienza cromatica e rifiuta di assorbire il colore in eccesso. Occorre, quindi, prestare attenzione ai suoi messaggi.

Autore: Ruggero Sicurelli
Fonte: Rolandociofis’ Blog

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