Il Natale: quando la tristezza diventa un’occasione.

In Psicologia Clinica, Psicologia Clinica Adulti by Centro PSY

Il Natale è alle porte: ogni anno le nostre case, le strade, le vetrine si riempiono di luci colorate e decorazioni, la gente sembra essere più allegra, tutti sono sorridenti e di buon umore, insomma siamo pervasi a tutto tondo dall’aria di festa.
Eppure, nonostante la cornice sia questa, non vi è mai capitato di avvertire un sentimento di tristezza che inevitabilmente si affaccia durante le feste natalizie?
Probabilmente il clima freddo e l’accorciarsi delle giornate influiscono sul nostro umore, ma le ragioni di questo stato d’animo sono da ricercare in altri fattori più prettamente psicologici; non tutte le persone associano le feste natalizie alla felicità, c’è infatti chi spera che finiscano prima ancora di incominciare. Quindi come mai affiorano tutta una serie di sentimenti o emozioni che ci appaiono così poco in linea con la ricorrenza del Natale?
Come spesso accade, ogni malessere della persona affonda le sue radici in eventi e trascorsi passati di tipo traumatico; tristi situazioni del passato che allora non siamo stati capaci di elaborare ed oggi tornano a riproporsi con gli interessi.
Gli anglosassoni parlano a tal proposito di “Christmas Blues”, una forma di tristezza (o addirittura di vera e propria depressione) che si attiva proprio in concomitanza dell’arrivo delle feste natalizie; può durare da qualche giorno a qualche settimana tendendo a scomparire al termine delle festività, una volta tornati ai normali ritmi routinari.
Intendo racchiudere in 6 punti quelle che sono le principali caratteristiche e contraddizioni che si possono palesare durante le feste natalizie in ognuno di noi in modo da fornire al lettore un’occasione di riflessione su se stesso e, magari, qualche consiglio per vivere al meglio questa (e tutte) le festività, sia con gli altri sia con se stessi.
Il primo punto che vado a trattare riguarda le nostre aspettative irrealistiche sulle festività: con chi si trascorreranno i giorni di festa, cosa si farà, quanto ci si divertirà, quanto si sarà sereni in quei giorni… Il Natale crea in ciascuno di noi delle aspettative che facilmente possono poi non corrispondere alla realtà che viviamo; cercare di non farsi influenzare da queste aspettative eccessive o irrealistiche, godere di ogni singolo istante senza pensare a come dovrebbero essere le cose e imparare a stare nel momento presente possono essere dei validi strumenti a tal proposito.
Il secondo punto riguarda il rimuginare sulle proprie sofferenze: durante le feste, la propria condizione personale (essere divorziati, single, separati, o semplicemente sentirsi insoddisfatti della propria vita) emerge più vivida che mai, portando facilmente le persone a vittimizzarsi per tutto ciò che “non si ha”; piuttosto che pensare e ripensare a ciò che ci manca o che non avremo mai, impegniamoci per essere noi stessi i promotori attivi della nostra vita, sforzandoci di essere noi il nostro cambiamento. La festività non deve essere vissuta come un nemico che ci costringe a ricordare quanto ci sentiamo miseri. La storia dell’erba del vicino che ci sembra sempre più verde è “una storia”: non illudiamoci che gli altri siano effettivamente più allegri e felici di noi solo perché ci regalano questa immagine. Il confronto è la cosa peggiore che si possa fare: oggetti costosi e famiglie perfette non coincidono spesso con la felicità.
Il terzo punto ci riguarda tutti indistintamente: a chi non è capitato in concomitanza delle feste natalizie di fare un bilancio ed un resoconto finale dell’anno che sta per concludersi? Un bilancio spesso non circoscritto, che si estende all’intera vita vissuta fin ora; risulta inevitabile la comparsa di rimpianti, rimorsi, frustrazioni, autocommiserazioni e pentimenti…Quindi parla da sé il fatto che intraprendere esami di coscienza dell’ultimo minuto non sia poi una strategia così vantaggiosa; è paradossalmente proprio questo esame critico una delle nostre più grandi risorse, ma nella misura in cui si usi la tristezza come un’opportunità e non solo come un macigno che ci portiamo dietro; quel senso di vuoto che ora emerge in tutta la sua vividezza non può più essere ignorato: capire quali sono le ferite ancora aperte ci mobilita all’atto di guarirle definitivamente una volta per tutte. Solo così si eviterà di continuare a sprofondarci dentro, non solo durante le festività.
“Un quadretto perfetto”: questo è il nostro quarto punto. Come si può intuire, non è una novità che durante il Natale tutti siamo continuamente bombardati da immagini di famiglie felici, in cui tutti sono amorevolmente seduti intorno ad una grande tavola imbandita, con alle spalle un grande e folto albero di natale che sembra affondare le radici in un tappeto di regali… questo modello irrealistico di felicità potrebbe non corrispondere alla realtà che di fatto è la nostra e potrebbe avere l’unico effetto di accrescere il nostro disagio, una nostra insoddisfazione di fondo più o meno celata, confermando la convinzione che gli altri siano più ricchi, felici e soddisfatti di noi.
Il quinto punto riguarda uno degli aspetti più critici e più delicato: quello dei cari scomparsi. Se durante l’anno uno o più dei nostri familiari sono venuti a mancare è proprio durante le feste che la loro assenza diventa una presenza costante; nei giorni in cui ci si trova tutti riuniti, la percezione di coloro che non sono più con noi diventa più vivida, più palese e porta un sentimento di tristezza, nostalgia per quei Natali trascorsi insieme e che non torneranno più. Non esistono regali per colmare questo vuoto, non c’è niente che possa lenire quel senso di incompletezza… Tuttavia, uno strumento a nostra disposizione c’è: la memoria. Nei giorni di festa in cui ci sono “tutti”, ricordare collettivamente i cari scomparsi è la medicina migliore per attutire il nostro vuoto, condividendo con gli altri aneddoti, ricordi, modi di fare e pensieri dei familiari venuti a mancare; farli rivivere attraverso le memorie di tutti, come se fossero lì accanto a noi, su quel posto della tavolata su cui sedevano sempre.
“L’era del consumismo”. Questo è l’ultimo punto, il cui titolo ritengo sia già abbastanza esplicativo; le pubblicità, le vetrine, la tradizione, tutto a Natale ci dice di comprare, spendere a più non posso, quasi fossimo a volte obbligati: soprattutto laddove le disponibilità economiche non siano delle migliori, questo meccanismo del consumo può indurre ad una condizione di conflitto e di disagio, poiché se tutto intorno a noi ci dice di spendere e le nostre tasche non sono dello stesso avviso, quello che dovrebbe essere uno degli aspetti del Natale (quello consumistico) finisce col rappresentare un’ennesima occasione di frustrazione ed ansia.
Nessuno di noi decide quali eventi la vita gli presenterà davanti, né quelli positivi e tantomeno quelli spiacevoli: non diamo al Natale ed alla felicità che esso trasuda la colpa di tutto ciò. Il Natale ci espone a stimoli e ritmi di vita a cui non siamo abituati: esternare gioia e felicità a tutti i costi come se non ci fossero alternative all’essere allegri; molto spesso è facile che subentri un senso di colpa per la nostra mancanza di gioia poiché non ci si sente adeguati alla situazione ed alle aspettative nostre e degli altri. Per le nostre emozioni inconsce il Natale, la Pasqua, non esistono: esistono esclusivamente gli eventi che abbiamo introiettato e fatti nostri; poiché il nostro disagio parte da questo livello inconscio, non dobbiamo stupirci se ci troveremo ed esplicare dei malesseri che in apparenza sembrano incompatibili con l’ambiente esterno.
Concludo ricordando che il Natale è una festività sacra; anche per chi non è religioso e non lo festeggia in quell’ottica, esso porta con sé e ci ricorda numerosi significati simbolici di grande valore psicologico e spirituale che, veicolando un messaggio mondiale di rinascita, pace e amore, possono essere di grande aiuto nell’attribuire alla nostra vita e ai nostri comportamenti un valore certamente più elevato, profondo e gratificante di quello che ci viene propinato dai media.
Buon Natale a tutti!

Dott. Matteo Polimene

Fonte Psicoadvisor

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