Mobbing in ufficio, ignorare i colleghi è peggio che schernirli

In Psicologia Clinica, Psicologia del Lavoro by Centro PSY

Escludere e ignorare una persona al lavoro ha effetti psicologici ancor più deleteri del bullismo. E chi viene escluso cambia prima lavoro

Ansia, depressione, nei casi più gravi anche la sindrome post traumatica da stress: le conseguenze del bullismo da ufficio, ovvero le molestie reiterate, talvolta sottili, in alcuni casi più evidenti, sono molte e spesso gravi. Subisce questo tipo di torto – sostiene l’ultimo studio americano in materia – oltre un quarto degli impiegati americani, ma un secondo studio, più recente, sostiene che vi sia un atteggiamento ancor più grave della molestia tra le scrivanie. Venire ignorati, deliberatamente, da superiori e pari grado infatti porterebbe a problemi psicologici e fisici ancor più importanti. Tra colleghi dunque, l’ignorare è peggio del denigrare.

Ostracismo contro molestia
Lo studio dell’università canadese della British Columbia appena pubblicato su Organization Science ha provato a rispondere a questa domanda: l’attenzione negativa è meglio del non avere affatto attenzioni su di sé? E nella sua ricerca di psicologia sociale ha comparato gli effetti tra l’ostracismo (inteso proprio nel senso dell’esclusione e dell’esilio) e la molestia o il bullismo sul luogo di lavoro. Inizialmente ha indagato sulla percezione tra i due comportamenti: per gli impiegati intervistati, ignorare un collega risultava meno pesante e socialmente accettato dell’avere atteggiamenti derisori o persecutori nei suoi confronti.

L’esiliato? Cambia prima lavoro
Nel secondo test invece i ricercatori hanno analizzato le conseguenze delle due tipologie di atteggiamenti sulla vittima. L’ostracismo, dicono i risultati, è maggiormente connesso negativamente al senso di appartenenza all’azienda e al benessere dell’impiegato, oltre che alle sue performance e al suo rendimento al lavoro. Nemmeno un forte senso di appartenenza alla propria azienda peraltro, vince e supera la sensazione di esilio tra colleghi o da parte del proprio capo. Inoltre, gli stessi studiosi hanno comparato l’effetto di ostracismo e molestie sul turn over professionale: a tre anni dai primi atteggiamenti di esclusione, il lavoratore tende maggiormente a cambiare posto di lavoro rispetto a chi, invece, si sente molestato in ufficio. A conferma che ignorare è peggio che denigrare, come sostiene anche la professoressa Sandra Robinson, autrice delle ricerche: «Ci è stato insegnato che ignorare una persona è socialmente preferibile – se non hai nulla di sensato e carino da dire, non dire nulla – ma l’ostracismo porta invece le persone a sentirsi sole e senza aiuto, come se non fossero degne di attenzione».

Bullo: un superiore di sesso maschile
Il bullismo tra compagni di lavoro resta comunque tra le cause di gravi problemi di salute tra i dipendenti. Uno studio statunitense del Workplace Bullying Institute svolto su mille adulti americani nel mese di gennaio, segnala che il 20 per cento tra loro si è sentito vittima di bullismo al lavoro, a cui si aggiunge un 7 per cento che sostiene di essere continuativamente oggetto di scherno mentre il 21 per cento è testimone di azioni di questo tipo. Tra i provocatori, il 69 per cento sarebbero maschi, che colpiscono soprattutto le donne. Il target femminile tra le vittime è infatti più alto: 60 per cento contro il 40 per cento degli uomini. È interessante anche l’analisi di chi compie mobbing nei confronti di chi: nel 56 per cento dei casi si tratta di superiori nei confronti dei sottoposti. E il carattere della vittima esprime ancor meglio la tendenza a colpire il debole: si tratta infatti in maggioranza di persone gentili, affabili, collaborative.

Fonte: Corriere della Sera / Neuroscienze
Autore: Eva Perasso

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