Il legame di coppia

In Psicologia Clinica, Psicologia Clinica Coppia by Centro PSY

La coppia rappresenta sicuramente una delle espressioni più significative dell’attaccamento in età adulta. Una struttura interazionale in cui può essere l’uguaglianza a cementare la coppia (tipo simmetrica) o la differenza (tipo complementare). Ieri, per il senso comune, si poteva parlare di una scelta operata dalle famiglie, dall’imprevedibilità del sentimento amoroso, di un calcolo di interesse ponderatamente considerato, mentre oggi si considera la scelta dell’altro più libera, aperta e quindi incerta. A tale proposito si inserisce il concetto di ” ciclo di vita” della coppia , processo dove risulta con particolare evidenza la posizione di ogni soggetto tra due famiglie, quella da cui è stato generato e quella che sta costituendo , questo porta a fare i conti col proprio passato. In una prospettiva psicodinamica potremo dire, come vedremo meglio in seguito, che tali relazioni costituiscono parte determinante della rete di concause che porterà all’istituzione del rapporto d’amore.

La psicologia dello sviluppo ha mostrato la centralità dei processi di separazione e di individuazione in rapporto alla evoluzione e relazione madre-bambino. Solo chi si sente di aver interiorizzato attraverso processi identificatori, significati, rappresentazioni e modelli relazionali, è in grado di fare una scelta di coppia. Considerando i diversi approcci teorici che si occupano della coppia, mi sembra opportuno, per una necessità di delimitare l’ambito di studio, parlare degli apporti sociologici alla coppia e del rapporto di coppia principalmente riferito al paradigma dell’attaccamento di Bowlby e della Ainswarth. Quindi tralascerò quelli che sono i meccanismi di crisi o rottura dei legami coniugali per portare l’attenzione sui processi soggiacenti alla scelta del partner e aiutare quindi il singolo e la coppia a riflettere sugli stili delle esperienze infantili di attaccamento come notevolmente influenti sull’organizzazione della personalità , sulla rappresentazione da adulto di sé, degli altri e sulle relazioni intime.

Studi sociologici sulla coppia

La questione della coppia è diventata oggi molto più presente all’attenzione di quanto non fosse venti o trenta anni fa; in parte perché le sue strutture sono state repentinamente e profondamente sconvolte, in parte perché essa è divenuta più difficile da costruire e capire da parte dei giovani. Pochi sociologi si sono dichiarati “sociologi della coppia”, ma numerosi ricercatori hanno recentemente apportato nuove riflessioni sul funzionamento delle relazioni coniugali.

Alcune inchieste come quella dell’Istituto Francese di studi demografici (INED) riportano statistiche che rivelano quanto “una persona qualsiasi non sposa una persona qualsiasi e quindi il colpo di fulmine quando cade non cade in un luogo casuale”. L’effetto dell’omogamia ovvero la scelta per status sociale ha condotto a globalizzare le somiglianze tra i coniugi (geografiche, sociali, culturali) e a renderle prioritarie.

Per A. Girard i meccanismi che aiutano la scelta del coniuge tendono a mantenere le vecchie strutture e gli individui sono vincolati nelle loro scelte. Sembra che i fattori principali che concorrono alla scelta siano:
omogamia/eterogamia
la convivenza
i luoghi dell’incontro

Gli attori disegnano “un triangolo degli incontri” tra i “luoghi pubblici”, “luoghi riservati” e “luoghi privati”. Risulta di grande interesse notare quanto invece le coppie attribuiscano grande importanza al ruolo della “casualità” nella formazione della loro unione; questa ambiguità sembra essere un modo per proteggersi ed eludere altre spiegazioni. Il caso assume quindi una forte valenza, permette di respingere l’idea di utilità o interesse personale e valorizza il ruolo del sentimento amoroso.

Ma, a questo punto, sembra interessante conoscere in quale misura “la casualità” dell’incontro è socialmente pre-costituita e quanto il sentimento amoroso partecipa a questa costruzione. Le analisi condotte rilevano che i criteri di selezione sono ormai sempre di più interiorizzati dagli attori e si differenziano secondo l’ambiente di origine e il sesso.

Coppia come attaccamento
Il paradigma dell’attaccamento si è rivelato particolarmente adeguato a far luce sulle dinamiche delle relazioni amorose, così care a spiegare le ragioni delle difficoltà nel formare e mantenere legami soddisfacenti nelle relazioni adulte. J. Bowlby (1960) e M. Ainsworth (1980) teorizzano la tendenza degli esseri umani a stringere legami affettivi preferenziali con gli altri individui lungo tutto l’arco della vita secondo un modello fornito dalla relazione precoce tra il bambino e il genitore. Per la prospettiva di Bowlby si considerano legami di attaccamento solo le relazioni intime che assumono per l’individuo la funzione di “base sicura”: il fatto di sapere che una figura di attaccamento è disponibile e pronta a rispondere è un fatto che fornisce un senso di sicurezza e incoraggia a dare valore alla relazione.

Recentemente Hazan e Shaver (1987) adottano il modello bowlbiano per l’interpretazione del rapporto di coppia: ipotizzano una associazione fra attaccamento e sentimento amoroso attraverso “working models” (modelli operativi interni), strutture che includono componenti cognitive e affettive (credenze, attitudini, aspettative, scopi e bisogni) che caratterizzano le differenze individuali nei modelli di attaccamento “sicuri” e “insicuri”.

Sempre tali autori definiscono il legame di attaccamento come una componente fondamentale e costitutiva del rapporto amoroso, integrato al comportamento sessuale, che favorisce e supporta, specie nella fase iniziale della relazione, la formazione del legame di attaccamento stesso, e quello di cura che diventa, via via che il legame si sviluppa, l’indice più predittivo della durata della relazione stessa. Anche Bowlby considerava il legame di attaccamento come distinto e di pari status a quello alimentare e sessuale e in questo si discosta radicalmente dal pensiero di M.Klein .

Quindi una variabile principale di sviluppo di ogni individuo risulta essere il percorso lungo il quale si organizza il suo comportamento di attaccamento dall’infanzia all’adolescenza. Queste esperienze risultano influenzare lo sviluppo della personalità, in particolare gli effetti sul modo in cui un individuo percepisce e organizza il mondo che lo circonda e sul modo in cui si aspetta che si debbano comportare le persone verso cui potrebbe sviluppare un attaccamento.

Il quadro della personalità che si delinea comprende due principali influenze: la prima di tipo ambientale o esterna riguarda la presenza o assenza di una figura fidata e capace di fornire il tipo di base sicura richiesto. La seconda di tipo interna o dell’organismo riguarda la relativa capacità o incapacità di un individuo di riconoscere se una persona sia fidata e dotata della volontà di fornire una base e una volta riconosciuto ciò di collaborare con questa persona in modo da stabilire e mantenere un rapporto reciprocamente gratificante.

Nel corso della vita le due serie di influenze esercitano un’azione reciproca in modo circolare e complesso. In questo senso le esperienze che una persona ha, specialmente nell’infanzia, determinano in gran misura le sue aspettative di trovare o non trovare in seguito una sicura base personale ma anche la misura in cui sarà capace di stabilire e mantenere un rapporto gratificante.

Tali interazioni creeranno in primis uno schema che tenderà ad essere duraturo. Per questo lo schema di rapporti familiari che una persona sperimenta nell’infanzia è di importanza così determinante per lo sviluppo della sua personalità.

Stili di attaccamento nella coppia
Conseguentemente all’influenza dello schema di attaccamento nell’infanzia fino all’adolescenza dal modo in cui i genitori si relazionano coi figli, Hazan e Shaver hanno riproposto gli stessi tre stili o modelli di attaccamento identificati dalla Ainsworth (1978) e estesi dalla Main (1985) per analizzare le caratteristiche del legame di coppia:
modello SICURO
modello INSICURO/EVITANTE
modello ANSIOSO/AMBIVALENTE

Nell’adulto il modello sicuro è caratterizzato dalla capacità di vivere esperienze intime e di ricevere e chiedere aiuto; quello “evitante” è caratterizzato da timore dell’intimità e incapacità di dipendere dagli altri. Infine il modello “ansioso/ambivalente” si distingue per la preoccupazione circa l’affidabilità della figura di attaccamento e la sua disponibilità a soddisfare richieste affettive. Tra le ricerche e indagini nel campo degli studi sulle relazioni intime e affettive, il modello dell’attaccamento si è rivelato più di altri modelli particolarmente adeguato a far luce sulle dinamiche delle relazioni amorose, quali la scelta del partner, le origini dei diversi tipi di amore, il cambiamento degli stili amorosi nel corso della vita oppure a spiegare le ragioni delle difficoltà nel formare e mantenere legami soddisfacenti nelle relazioni adulte, o la tendenza ad evitare questa inclinazione.

Come si sceglie
Se abbiamo finora sostenuto l’importanza della natura del legame di attaccamento infantile per le relazioni future, un momento di importante riorganizzazione adattiva è la fase di trasferimento delle funzioni dell’attaccamento infantile ad attaccamenti più maturi. Come è noto la “Adult Attachment Interview” (AAI; Kaplan, Main, 1984), la prima e più utilizzata misura dei pattern di attaccamento adulti, valuta come l’individuo ha organizzato e rielaborato l’esperienza affettiva infantile; da questa base individua quattro stili di attaccamento: distaccato/svalutante, preoccupato/invischiato, sicuro, irrisolto. Essi appaiono corrispondenti alla versione infantile della Ainsward.

Comunque, alcuni autori (Collins e Read 1990) mettono in rilievo nello stesso soggetto la compresenza di stili diversi: per esempio una persona può risultare in alcuni tratti sicura e in altri evitante. Insomma gli stili di attaccamento sembrano avere importanti risvolti sul comportamento di coppia, dovrebbero giocare un ruolo importante nella scelta del partner e sulla qualità delle relazioni tra i partner. Sembrerebbe che i soggetti “sicuri” tendano ad unirsi ad altri soggetti “sicuri”, mentre gli accoppiamenti “evitante/evitante” o “ambivalente/ambivalente” siano poco frequenti o di breve durata, I soggetti insicuri, sia evitante e ambivalente, tendenzialmente scelgono un partner insicuro ma con uno stile di attaccamento diverso dal loro. Quindi, per la stabilità di una relazione viene scelto quel tipo di partner che consente di confermare la percezione di sé, degli altri e che giustifica la ripetizione dei propri modelli relazionali.

Conclusioni
Psicoanalisi, cognitivismo, ricerca sulle relazioni familiari sembrano concorrere nell’affermare che la natura e la qualità delle relazioni intime tra adulti siano fortemente influenzate dagli eventi affettivi accaduti nella prima infanzia e in particolare da quelli riguardanti la relazione madre-bambino.

Il potersi coinvolgere in una relazione di coppia avente caratteristiche di unicità e esclusività, dipende unicamente dal ciclo maturativo compiuto dai partner, rispetto all’esperienza di una sana interdipendenza tra processi di attaccamento e di autonomia. Laddove i processi di individuazione si sono sviluppati in modo soddisfacente, laddove è possibile che si consolidi un sano progetto di separazione dalla propria famiglia, là esistono i presupposti per fare in modo di superare all’interno di relazioni significative-soddisfacenti, passaggi problematici del proprio ciclo-vitale. Le premesse che contribuiscono al successo o insuccesso individuale della coppia attengono alla natura e al ruolo degli stati emotivi e degli affetti determinatosi nelle relazioni primarie e che sono alla base delle esperienze relazionali individuali. Seppure gli schemi di attaccamento infantili tendano ad autoperpetuarsi e che sono origine di stabili differenze nelle relazioni emotive come nel comportamento sociale, non significa che siano immutabili.

Sicuramente i modelli mentali di sé e degli altri, così come l’emotività e le difese tendono ad essere stabili, ma si suppone che il cambiamento dei modelli relazionali possa verificarsi attraverso esperienze di non-conferma dei modelli stessi.

Fonte: Psicoterapia.it
Autore: Fiorella Tonello

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