Il gioco patologico e gli anziani

In Psicologia Clinica by Centro PSY

Domanda::Buonasera, vi presento la situazione di mia nonna che, ad 87 anni, è una dipendente del gioco del lotto. Si tratta di una persona orgogliosissima, che ha superato prove molto dure, e che adesso chiede prestiti a tutta la famiglia e vive con l’assillo del singolo euro; lei nega il problema e minaccia di suicidarsi (ha un carattere molto forte e duro, dubito che consideri seriamente l’ipotesi). Cosa possiamo fare, a chi rivolgerci? Abbiamo pensato, come approccio, di negarle i prestiti e piuttosto provvedere alle sue necessità con beni materiali, ma non denaro. E’ la strada giusta? Grazie anticipatamente per il vostro aiuto.@@ @@Risposta::Gentile Federica, il gioco d’azzardo è una patologia che si basa principalmente sul piacere, sulla soddisfazione ottenuta a seguito delle vincite, su quella vampata di calore da cui lo scommettitore si sente accendere ogniqualvolta vede la propria puntata raddoppiarsi. Come si sa, purtroppo, non sempre si vince, ma questo non toglie la voglia di continuare a tentare, perché la convinzione che, prima o poi, qualcosa di positivo succederà, conferisce al meccanismo un aspetto ancora più piacevole. Le perdite allora, non comportano mai alcun tipo di delusione, anzi, non fanno che aumentare ancora di più l’eccitazione della ricerca della vincita… che, per fortuna, talvolta viene conquistata.

È vero comunque, a conti fatti, che per la famiglia del giocatore d’azzardo patologico il danno economico può diventare enorme, ed ecco perché il più delle volte quest’ultima si ribella, scegliendo di negare alla persona qualunque forma di prestito.

Devo dirle però, in qualità di psicoterapeuta esperta in Terapia Breve Strategica, che purtroppo questa posizione non porta quasi mai ad ottenere, nei confronti di questa patologia, dei risultati positivi.

Tenendo sua nonna sotto controllo, cercando di dissuaderla a smettere o impedendole in qualsiasi modo di accedere al denaro, rischiate infatti, sfortunatamente, di ottenere l’effetto opposto, e cioè quello di incrementare in lei ancora di più il desiderio di giocare e quindi anche i suoi tentativi di trovare delle vie di fuga.

La soluzione migliore sarebbe senza dubbio quella di rivolgersi ad uno specialista, ma vorrei comunque proporle una strategia alternativa a quella che ora state utilizzando e che, applicata negli anni in Terapia Breve Strategica a queste forme di dipendenza, si è rivelata nella maggioranza dei casi molto efficace.

Innanzitutto, vi consiglierei di assumere nei confronti di vostra nonna e del suo disturbo quella che noi chiamiamo la congiura del silenzio, cioè evitare di intervenire in qualunque modo nei confronti del suo problema o anche solo di parlarne, limitandovi solamente ad osservarlo. Potreste inoltre, ogni giorno, offrirle cinque euro ed obbligarla a puntare questa somma, né un centesimo di più né un centesimo di meno, anche nel caso in cui non avesse assolutamente voglia di farlo. Vedrà che all’inizio sua nonna accetterà di buon grado di seguire questa prescrizione, ma che in seguito si ribellerà e si rifiuterà di rispettarla.

Non esiste infatti modo migliore per contrastare un piacere se non quello di trasformarlo in un’esperienza obbligatoria e fastidiosa, una sorta di “tortura”.

Cordiali saluti.@@ @@Risponde::Chiara Ratto, Psicologo Psicoterapeuta@@

Fonte: Psicoterapia.it

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