Cosa favorisce l’ansia?

In Psicologia Clinica by Centro PSY

Una cosa che accomuna tutte le persone è provare sentimenti e stati d’animo e uno dei più comuni è l’ansia. L’ansia non si manifesta allo stesso modo per tutti, alcune persone provano agitazione in alcuni momenti o in particolari situazioni, altre sono appesantite da un forte stato d’animo ansioso che le accompagna tutta la giornata, dove l’unico momento di respiro è quando si dorme.

Un’altra caratteristica di questo sentimento è la sua origine, per ogni persona è diversa, può provenire dal profondo dell’anima o da una recente situazione che ha lasciato il segno, e indipendentemente da questo l’intensità dell’ansia può essere molto forte o solo un leggero sottofondo che si fa sentire appena. La paura e l’ansia sono dei segnali di allarme che qualcosa è cambiato, che c’è qualcosa che non va e che qualcosa è fuori posto o sta per cambiare. La presenza di questi sentimenti non è un problema, il disagio incomincia quando si supera quella sottile ma importante linea che divide un sentimento molto forte da uno stato d’animo eccessivamente forte, patologico.

Esistono una serie di elementi comuni che giocano un ruolo decisivo e che sono presenti in modo più o meno importante in tutte le persone. Questi elementi rappresentano le modalità di pensiero e di comportamento che favoriscono, generano e mantengono lo stato di ansia in una persona.

Pericolo reale e pericolo percepito.
Pensare che una forte sensazione emotiva (ansia, paura, ecc.) sia il segnale di un pericolo in atto e non il segnale di un pericolo percepito, questa è un’importante distinzione, pensare di essere in pericolo anche quando si è al sicuro porta la persona a un continuo e perenne stato d’allarme e stress.

Comportamenti di evitamento.
Tenersi lontano da eventi in cui l’esperienza ansiosa si è verificata o può verificarsi senza pensare se ci sia o no la probabilità che si verifichi di nuovo una situazione negativa, si parla del famoso “fasciarsi la testa prima di essersela rotta”, questo costringe a vivere qualsiasi esperienza con un eccessivo bagaglio emotivo, e per forza di cose una persona cercherà di tenersene lontana.

Ipercontrollo.
Avere l’illusione o la convinzione di poter avere il controllo su tutto e di cercare il perseguimento della certezza assoluta. Nessuno è in grado di controllare ogni aspetto della vita, ma neanche ogni elemento di un singolo aspetto della vita, la pretesa del controllo assoluto e perfetto carica la persona di responsabilità, aspettative e obblighi che si auto impartisce e che portano a un conseguente aumento di stress, ansia di riuscita e paura di perdere il controllo, e neanche queste cose si possono controllare.
L’ intolleranza dell’incertezza, non sopportare ciò che potrebbe succedere in futuro (senza sapere cosa succederà) perché potrebbe essere negativo, questo significa vivere senza speranza, obbiettivi o scopi, perché andrà tutto a rotoli.

Ridotta flessibilità di pensiero / forme di ancoraggio.
Pensare che se la strategia di perseguimento di uno scopo fallisce non vi sono altre alternative di proseguimento, la convinzione che il metodo usato sia l’unico e che dopo quello non ci siano altre possibilità, la preclusione di altre possibilità di riuscita non può che caricare di ansia e paura una qualsiasi prestazione o compito.

Ideali di perfezione.
Il perfezionismo va a braccetto con la pretesa di avere l’assoluto controllo su tutto, e in entrambi i casi le conseguenze e i danni sono simili e deleteri nel tempo.

Intolleranza alle emozioni.
L’intolleranza alle emozioni, cioè interpretare gli stati emotivi intensi come negativi perché prova dell’incombere di disastrosi eventi anche se in quel momento si è in una situazione sicura. Le forti emozioni tendono a farci paura perché difficilmente controllabili e ci fanno sentire vulnerabili, ma questo non significa che stia per succedere o che succederà qualcosa di brutto. Se una persona prova uno stato d’ansia per tutto il giorno è in grado di capire se prova una forte emozione? Magari è sempre in allerta, e quindi tutto è un pericolo.

Autovalutazione negativa / scarsa autostima.
L’autovalutazione negativa, prevedere una catastrofe perché la considerazione che abbiamo di noi stessi è pessima e di conseguenza l’unica cosa che potrebbe succedere quando cerchiamo di raggiungere un obbiettivo non può che essere un disastro. Questo modo di guardare a noi stessi è una delle principali fonti di sofferenza, ed è anche uno di quei fattori che contribuiscono a generare quegli “elementi comuni” di cui stiamo parlando.
Inoltre è spesso presente la tendenza ad essere attenti e a ricordare tutto ciò che conferma le proprie convinzioni sulle esperienze di ansia, senza considerare altri aspetti o gli elementi che invece direbbero il contrario, questo permette, inoltre, l’accesso facilitato ai ricordi di esperienze ansiose e inibirebbe quelli con esperienze di tutt’altro genere.

La fiducia in noi stessi, non data solo dagli altri o dagli ottimi risultati ottenuti nella vita, è in grado di sostenerci nei momenti difficili e di darci quel coraggio, quella serenità e quell’obiettività che molte volte ci vengono a mancare perché abbiamo paura di sbagliare, o peggio, di essere sbagliati.
Quando lo stato d’ansia o di paura impedisce il normale scorrere della tua vita, e influenza o blocca tutti gli aspetti che caratterizzano il quotidiano, in quel caso, è consigliabile cercare di capire da dove nasce l’ansia e se è necessario chiedere un consiglio o aiuto a qualcuno che conosce meglio questo tipo di problemi.

Autore: Marco Telesca
Fonte: disagiopsichico

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