Nel 2016 Cathy O’Brien e Elysa Yule hanno pubblicato uno studio basato su di una terapia familiare, la Time to Think, presso l’Università Cattolica Austrialiana, a Sydney.
La terapia si basa su una serie di tecniche che mirano alla presa di consapevolezza e al senso di responsabilità personale.
Le tecniche sono state prima testate su tirocinanti e psicologi apprendisti. Dopo ogni sessione di terapia, i soggetti si prendevano un momento per riflettere su ciò che era stato discusso. Successivamente riferivano ciò che aveva avuto maggior rilevanza, per loro, ai loro supervisori e attraverso il dialogo venivano vagliate strategie e soluzioni.
Lo stesso è stato fatto su pazienti che avevano problemi nelle loro relazioni di coppia.
Ogni individuo è stato guidato a riflettere sulle proprie problematiche, come singolo individuo, e solo in un secondo momento come marito o moglie, e come genitore.
Attraverso il dialogo emergeva ciò che aveva avuto maggior impatto durante le sedute.
I vantaggi delle terapie basate sul fermarsi e riflettere, riguardano la possibilità per ciascun individuo di prendersi la responsabilità per le proprie azioni.
Le azioni hanno un’influenza sugli altri e suscitano reazioni differenti.
Il paziente viene incoraggiato a fare un esame della realtà, ad accettare cioè che alcune cose sono tali e non possono cambiare, ma che altre invece possono essere modificate.
La Time to think invita il cliente a non scappare dalle situazioni ma ad affrontarle al meglio delle proprie possibilità.
In merito a situazioni che possono essere considerate spaventose, il cliente viene aiutato a rilassarsi e a gestire la propria reattività emotiva nei rapporti, consentendo una comunicazione più positiva e modi più equilibrati di relazionarsi agli altri, più aperti e più autentici.
La terapia citata in questo studio insiste molto sul concetto di responsabilità di ognuno, come individuo libero di fare delle scelte.
Fonte: Australian and New Zeland Journal of Family Therapy, 37, 342-361
Grazia Liantonio
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